Antoni Gaudí e quello che abbiamo in comune

Antoni Gaudí e quello che abbiamo in comune

Si, io e il Signor Antoni Gaudí, genio indiscusso del modernismo catalano, condividiamo qualcosa di molto significativo, che ci crediate o no. Nonostante questo, sono altrettanto degne di nota le differenze che ci rendono unici. 

Nascere in una ridente cittadina di mare – Rimini nel mio caso – negli anni 80, non é la stessa cosa che essere messo alla luce in un paesino dell’interland della Catalunya a metá dell’800. Per esempio.

Quando ero piccina passavo i pomeriggi giocando a nascondino con mio fratello, sognavo con i cartoni animati della Disney e mi divertivo recitando la parte della sirenetta in mezzo al mar, Gaudí purtroppo no. All’etá di 5 anni cominció a notare una persistente difficoltá nei movimenti quotidiani, provava dolore nel camminare fino a che gli fu diagnosticata una tremenda artrite alle articolazioni. Sta di fatto che quando la malattia si manifestava in tutta la sua acutezza era costretto a spostarsi stando sul dorso di un asino e passeggiare con lui ai margini del vigneto, piú di questo non poteva fare. Mai una gioia, sin da subito.

La mia adolescenza é stata un susseguirsi di eventi comuni e banali tipo le discoteche, gli aperitivi e gli amori scanzonati stile “sapore di sale, sapore di mare”, Gaudí invece lavorava e studiava allo stesso tempo, nulla a che vedere con la leggerezza consona di quell’etá. Si narra in giro che un bel giorno, il padrone della fabbrica di filati e tessuti dove lavorava lo sorprese nascosto in un angolino con un libro in mano e invece di rimproverarlo gli chiese cosa stava leggendo. “Aritmetica”, balbettò Gaudí un po’impaurito. L’industriale non si arrabbiò, al contrario, il giorno successivo gli regalò alcuni manuali di geometria e matematica e contattò subito i familiari del ragazzino consigliandogli di farlo studiare. Non era cosa da tutti i giorni vedere un bimbo con un libro in mano, soprattutto se proveniente da una famiglia di artigiani. Tranquilli Amici, a me questo non succedeva, io appena potevo cercavo un escamotage per assentarmi da scuola.

Gaudí era un genio nelle materie scientifiche, io avevo 3 in matematica e 2 in fisica non a caso mi sono laureata in sociologia e comunicazione. Uguali anche in questo! Si laureó in architettura e fu leggendario il momento in cui, durante la discussione del progetto finale un componente della commissione disse: “non so se stiamo dando la laurea ad un genio o ad un pazzo”. Non servì molto tempo per capire che era del primo caso di cui si stava parlando. Quando mi sono laureata io invece mi hanno stretto a malapena la mano e subito dopo: “avanti il prossimo”. Erano altri tempi sicuro!

Gaudí era firmamente religioso (io invece ho solo ricordi remoti dell’ultima funziona alla quale ho assistito) tanté che ad un certo punto decise che era giusto e doveroso, ogni tanto, praticare ferrei digiuni (non come me che ingurgito salsicce anche la vigilia di Natale) come quello nel 1894 in cui quasi ci lasció le penne.

Gaudí se decideva una cosa era quella, se ne fregava degli ostacoli e del tempo che avrebbe impiegato per portarla a termine basta pensare ai 43 anni di duro lavoro per la costruzione della SAGRADA FAMILIA. Due giorni, due! Purtroppo nemmeno in questo ci assomiliamo dato che di solito quello che mi succede é avere un’idea il lunedí e cominciarne un’altra il martedí.

Sagrada Familia

Quando non si presentavano intralci o imprevisti sul suo cammino sapeva essere molto risolutivo di fatto la spettacolare CASA BATTLÓ prese vita in soli due anni (1904-1906). Io no, ci metto comunque una vita prima di concludere qualsiasi cosa.

Casa Battló

Era indissolubilmente legato alla natura. Amava il verde e i luoghi isolati dal brulichio del centro urbano (proprio come me che se non vedo moltitudine di gente entro in ansia) anche per questo visse per anni nella casa all’interno del PARK GUELL (oggi casa museo) immersa nel verde.

Park Güell

Ma veniamo alle cose che abbiamo in comune, o meglio, alla cosa che ci accomuna (che comunque é sempre meglio averne una che nessuna). Anche il Signor Gaudí provava un odio viscerale per il ferro da stiro tanté che quando si presentava alla societá lo faceva con la camicia e pantaloni sgualciti, io lo stesso, evviva!. Nonostante questo era un genio. Forse ho ancora qualche posibilitá, siete d’accordo?

 

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