Joan Miró nasce nel 1893 a Barcellona.
Sin da piccino sapeva benissimo che la sua natura era quella di esprimersi attraverso l’arte. Purtroppo suo padre non la pensava allo stesso modo e lo costrinse a studiare economia e commercio perché solo cosí “sarebbe diventato qualcuno”. Ma Joan non si arrese e, con l’approvazione della famiglia, inizió un corso di disegno notturno. Tutti pensavano che questo suo desiderio di “scarabocchiare” era solo un hobby anche perché il bravo ragazzo rimase dedito ai libri e riuscí miracolosamente a terminare gli studi. All’etá di 17 anni cominció a lavorare in una drogheria ma solo due anni dopo dovette interrompere questa grande carriera professionale perché si ammaló. Fu cosí che, per fortuna e per sfortuna, dovette ritirarsi per questioni di salute nel tranquillo casolare di famiglia a Montroig, paesino catalano. Lí in mezzo alla campagna e la natura cominció a dipingere a tempo pieno e non smise piú. Durante la su vita viaggió parecchio: Parigi – in cui negli anni 20 conobbe un sacco di poeti surrealisi – Mallorca, New York e persino in Giappone. Insomma non si annoiava.
Le sue opere sono nella maggiore parte dei casi astratte. I soggetti sono piatti e il colore, a parte essere uno delle poche certezze di facile comprensione per noi comuni mortali, é un’elemento importante. Miró era ossessionato dai dettagli e amava raffigurare soprattutto donne, uccelli e stelle. Pura poesia.
Quando si ammira Miró ci si sente confusi. A volte vi sembrerá di scorgere un elefante, molto probabilmente si tratta di una formica, le donne sembrano uomini e viceversa, i cerchi – se li guardate bene – potrebbero anche essere quadrati, pensate di riconoscere la via lattea in realtá é un orto di fragole, quello che vi sembrerá un incendio in veritá é un fiume insanguinato. Insomma, non fate i fighi pensando di capirlo, é abbastanza impossibile.
Se volete un’infarinatura generale andate al Museo Fundació Joan Miró a Barcellona. Se invece volete leggere altre robe che ho scritto sempre a riguardo leggete QUA.
QUI gli orari delle visite e quanto costa mentre di seguito qualche foto fatta da me. Le didascalie sono inventate. Sempre da me.
- il museo visto da fuori. l’edificio é molto figo, tutto bianco anche dentro.
- uno dei pochi quadri realista. qui é facile: bambina con gli occhi azzurri e capelli biondi.
- mi pare di ricordare che anche qui, come in tante altre opere, i soggetti sono le donne e gli uccelli. Le cose certe sono l’arancione e il verde.
- lentiggini colorate, punto interrogativo e punto interrogativo a forma di banana marrone senza punto. secondo me.
- gente che osserva ingenua.
- serie dedicata a Barcellona (questo é vero).
- donna con un vestito quadrato, un seno, le stelle disegnate stile bambini delle elmentari, altra donna anoressica con un coltello appuntito e un uccellino bruco.
- molta gente e quadri giganti.
- titolo originale: “Paesaggio”. “il silenzio é la negazione del rumore peró il minimo rumore nel silenzio diventa enorme” diceva l’artista.
- sicuro gli é uscito per sbaglio.
- elementi che hanno delle cose dentro ma anche fuori. blu e rosso.
- penso al mare e a delle barchette a vela ma sono sicura d’essere lontana anni luce dal vero significato.
- potrebbe anche essere una ruga di una donna centenaria indiana.
- vari sistemi solari.
- bambino con le costole che gli fuoriescono.
- alla fine del tunnel.
- rosso. tanto per dire qualcosa di impossibile che poi in realtá é possibilissimo che sia cosí.
- riccio di mare e gente con delle tuniche.