Di solito non mi faccio fare molte foto ma questa volta è stato diverso. Mi sentivo tipo Chiara Ferragni che, a parte essere figa e famosissima, ha anche la fortuna di avere sempre al suo seguito un team di fotografi che la immortalano in ogni dove. Chiara in Indonesia, Chiara a Malibù, Chiara su Marte, Chiara in Wonderland. Io al Pueblo Español. Uguale. Anzi meglio. Lei non c’è stata. Se cerchi su google “Chiara nel Pueblo Español” non esce niente. Tiè.
Mi sono sentita un pò Chiara Ferragni anche quando mi hanno fatta entrare senza pagare perchè ho un blog, cioè questo. Ed io sono stata chiara – non Ferragni – con me stessa: “se non mi piace lo dico, le bugie non mi fanno dormire la notte”.
Quindi. Partiamo dall’inizio e con le cose belle.
Il Poble Espanyol in catalano o Pueblo Español in castillano è come un piccolo paese all’interno della città. Un museo all’aria aperta. Un insieme di edifici tipici – per un totale di 117 – riprodotti in scala reale che, nella loro diversità e unicità, rappresentano la Spagna. Nello stesso giorno potrete così rilassarvi passeggiando tra le bianche viettine andaluse, visitare il monastero romanico di Sant Miquel della Catalunya, ammirare nel dettaglio le decorazioni della torre di Utebo ad Aragón, passare da Cantabria a Castilla-La Mancha in un batter d’occhio, farvi un selfie sul famoso balcone del palazzo gallego Paço de los Fefinhans e così via. Tutto in meno di una giornata. Nemmeno il mago Copperfield riuscirebbe a farvelo credere.
Fu progettato e costruito nel 1929 per l’Esposizione Universale di Barcellona e l’idea di partenza, una volta terminato l’evento, era quella di smontare tutto – come si fa coi lego – chiudere, impacchettare e “arrivederci e grazie”. In realtà furono talmente tante, troppe, le critiche positive che ricevette che si decise di fregarsene dei piani iniziali e di prolungare l’apertura. Fino ad oggi.
Tutt’ora si dice sia il quarto monumento più visitato di Barcellona – dopo la Sagrada Familia, l’acquario e il museo del F.C. – e, arrivati a questo punto, come non crederci.
La cosa meno bella? L’ultima foto.
Se volete vedere altre foto e soprattutto leggere qualche infomazione più seria date un’occhiata al sito ufficiale. Io non sono capace.
- inizia il tour. ti danno un aggeggio così, è ingombrante si ma è subito amore. lo accendi e appare il tuo maggiordomo personale che se decidi, starà al tuo fianco tutto il viaggio: si presenterà, ti farà un riassunto di quello che vedrai, ti coccolerà e ti amerà. possibile disagio dell’aggeggio – non del maggiordomo -: se decidi che vuoi fare una qualsiasi azione che richiede l’utilizzo di due mani, quello che sarai costretto a fare sarà appoggiare l’aggeggio da qualche parte col rischio poi di non ricordarti dove l’hai lasciato. io per esempio me lo sono dimenticato in bagno, al ristorante, tutte le volte che l’ho momentaneamente abbandonato per bere e fare una fotografia. attenzione!
- luci, ombre, tegole. e la mia faccia contenta.
- il Poble Espanyol è abbastanza grande. se ci vai senza troppi pensieri e sei pronta a perderti di angolini curiosi ne vedrai a bizzeffe. come questo.
- scorcio del campanile aragonese e una conchiglia in rilievo in primo piano.
- un caffè o un liquore. vada per la seconda.
- #panorama #effettovintage #sagradafamilia #vistadalassu #relaxevegetazione
- al Poble Espanyol se sei stanco ma non hai a portata di mano un letto su cui sdraiarti non è un problema. eccomi lì mentre faccio la siesta su una superficie semi-orizzontale, comoda e indolore. #angolinialternativi
- edifici che danno sulla piazza principale.
- io al fresco nel patio interno del monastero romanico di Sant Miquel. che mi riposo ancora.
- sedie.
- ci sono un sacco di contrasti. negozietti di souvenirs, turisti, ombrellini per il sole, mappe, guide, macchine fotografiche come se non ci fosse un domani. e teatri che sembrano abbandonati. entri e non c’è un’anima. è quasi buoio. non capisci niente ma ti piace perchè non sai se devi uscire, se è proibito l’accesso, se tra poco arriverà una guardia che ti indicherà il cartello con su scritto “Exit”.
- se le foto non le puoi fare dentro non importa.
- semmai un giorno mi comprerò casa, il portone sarà repleto di conchiglie perchè io, il mare, ce l’ho dentro.
- ancora io (che palle) in mezzo ad una foresta d’arte contemporanea.
- rimasugli. feste finite. m’ama, non m’ama.
- negozi di tutti i tipi però questo era l’unico con uno specchio in vetrina e quindi perchè non approfittarne? titolo dell’opera: due volte io.
- turisti. qua e là. là e qua.