Il labirinto d’Horta

labirinto d'Horta. io mi sono persa e giuro di non averlo fatto apposta.
Il labirinto d’Horta

Certe qualità sono proprio innate, credo. Io, sono bravissima a perdermi.

Non solo in una città che non conosco -sono capaci tutti-, io mi perdo anche nella mia di città, quella in cui son nata, dove ho vissuto fino ai 23 anni. Mi perdo soprattutto quando sono in ritardo, quando non c’è tempo da perdere io mi perdo. Involontariamente, consapevolmente, ad occhi chiusi ma anche aperti -che è più divertente-. Sono stata capace di perdermi in 40 mq di casa, ho perso le chiavi -e altre cose- e poi mi sono persa cercando di ritrovarle. Perdo l’orientamento, il tempo, a volte perdo la voglia di fare e gli obiettivi -non quelli fotografici, no, quelli mai-. Mi perdo scrivendo, leggendo quel fumetto che mi ha fatto tanto ridere, in una fotografia che mi ricorda i tempi in cui perdersi non era un problema. A Roma, in macchina, non c’è stata una volta in cui non mi son persa facendomi venire gli attacchi di panico. Ascoltando Hotel California, mangiando il pandoro con la panna calda, tra le coperte del mio lettone, raccogliendo le margherite all’asilo per il mio primo amore. Mi son persa tra le lacrime mentre dicevo addio ad una persona cara, tra le braccia di un’amica, della mamma, del babbo, del fratello, dei nonni…di gioia. Mi son persa anche con l’aiuto del navigatore. Un giorno si e uno no mi perdo in un bicchier d’acqua. Riesco a stare in apnea anche qualche minuto. Ad occhi aperti vedo risalire le bollicine mentre io annego. Ma quant’è bello poi risalire. Ma è quando mi perdo in un bicchier di vino che non vorrei risalir subito. E se riesco a perdermi per così poco, immaginatevi in quanto tempo son stata capace di perdermi nel labirinto d’Horta. 

Pillole di curiosità:
Nacque grazie all’idea di un nobile catalano che, alla fine del XVIII secolo decise di rinnovare una sua antica e grande proprietà familiare. Fu aiutato dall’architetto italiano Bagutti e da un famoso giardiniere francese di nome Delvalet i quali organizzarono i tracciati, le costruzioni, le piantagioni e la decorazione del giardino -ampliato a metà del XIX secolo-. Fu aperto al pubblico solo nel 1969, anno in cui la ricca famiglia catalana stipula un accordo con il municipio di Barcellona che ne acquisisce la proprietà aprendola.
 
Dove: Calle Germans Desvalls
 

4 Commenti

  • Anonymous ha detto:

    Bhe,ti dirò che ho anch’io girato un po’ per l’Italia, mi sono si perso, ma ho sempre ritrovato “come te” la strada per tornare, anzi,a volte,ero spinto nel provare nuovi intinerari,per poi,ritrovare la base.!!
    Ho anche conosciuto gente che non si era persa in un bicchiere d’acqua,nè al cinema ,nè in una città, ma con delle compagnie non raccomandabili,che quando decisero di ritornare,la loro strada,si era cancellata…non è il caso nostro comunque!!!
    un abbraccio ed un bacione dal tuo Babbone che non smette mai di pensarti.

  • Anonymous ha detto:

    Ciao Claudia! Complimentissimi per il blog, mi piace tanto come scrivi e poi le foto…hai veramente tanto talento, brava!! Baby

  • amarcordbarcellona ha detto:

    Grazie Baby, davvero! Io ancora sono fiduciosa, so per certo che un giorno riusciremo ad organizzare un’uscita…vero?

  • ale venti ha detto:

    Ehi me lo ricordo! Ma ci siete tornati, non sono le foto di quando andammo insieme! Sei riuscita a fare quella del labirinto dall’alto! Spettacolare! Bei tagli, soprattutto il portiere-albero … baci bella!

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