Nel 1969 Salvador Dalí disse a Gala, sua compagna di vita, amante e manager personale: “voglio regalarti un castello, sei la mia regina e come tale meriti di vivere in una degna dimora”. Gala non accettó subito ma dopo varie e svariate pressioni gli rispose cosí: “va bene ma solo se mi prometti che tutte le volte, prima di venirmi a trovare, mi manderai una lettera chiedendomi il permesso e se ti diró di si allora potrai metter piede nel castello”. L’idea rese Dalí euforico, si chiuse cosí un patto che si mantenne per i futuri 10 anni. Subito dopo l’acquisto della fortezza, in stile medioevale risalente al XIV-XV secolo, Salvador Dalí si tiró su le maniche e la ristrutturó ma non solo, la decoró con opere d’arte, iniziali della sua dolce amata ovunque – perché nessuno doveva dimenticarsi chi fosse la proprietaria di quello spazio idilliaco -, saloni con divani in ogni dove, un vero e proprio trono nell’ingresso, porte che illudono, animali imbalsamati e soffitti dipinti.
Gala cominció ad amare il castello che divenne ben presto il luogo in cui si rifugiava, a volte per mesi. Lí si dedicava alla lettura, conversava con gli invitati nelle sale del piano inferiore – mai, a nessun ospite, gli fu concesso accedere alle ale piú intime e segrete del castello -. Era una donna riservata, solo Dalí aveva qualche diritto in piú rispetto agli altri ma nemmeno a lui, come a chiunque altro, era permesso fermarsi a dormire.
Gala era di origini russe, la sua famiglia era benestante e acculturata. Crebbe circondata da libri e artisti che vagavano per casa, ebbe un’infanzia decisamente diversa rispetto a quelle delle sue coetanee dei primi del 900. A 18 anni le diagnosticarono la tubercoli, il padre preoccupato le disse: “prendi le tue cose e mettiti in viaggio verso la clinica migliore del momento che si trova in Svizzera, li ti fermerai fino a che non sarai guarita”. E fu cosí che sola, in piena guerra mondiale, attraversó paesi sconosciuti fino a giungere a destinazione. Arrivata pensó: “se mio padre mi ha obbligata a intraprendere un viaggio del genere é perché sto davvero molto male, di sicuro moriró tra qualche giorno”. Grazie a questo pensiero, una notte decise che era giusto e doveroso farsi avanti con il ragazzino del quale si era infatuata che si trovava ad una distanza di vari letti dal suo, in una grande camerata. Prese un bigliettino e ci scrisse sopra: “questa sera ceniamo insieme”, d’altronde non aveva nulla da perdere, sarebbe morta a breve. Lui le rispose: “ai suoi servizi”. Da quel giorno non si separarono piú fino a che Gala non dovette tornare a casa e lui partire per la guerra. Furono due anni di sofferenze in cui ogni giorno Gala diceva al padre: “voglio sposarmi con Paul” e la risposta era sempre la stessa: “No”, fino a che un giorno stanco le disse: “va bene, fai quel che vuoi basta che te la smetti”. Gala contentissima si rimise in viaggio, sempre sola, questa volta verso Parigi ma quando arrivó venne a conoscenza che Paul si trovava al fronte. Lo aspettó e al suo ritorno, finalmente si ricongiunsero e passarono anni felici, erano gli anni del surrealismo. Lui poeta, lei bellissima e geniale. Nel 1929 decisero di trascorrere le vacanze a Cadaques luogo magico in cui Gala conobbe Salvador Dalí. Qualche giorno prima del ritorno in Francia, Gala annunció a Paul che non sarebbe tornata, si era innamorata di un altro uomo: Dalí.
Gala e Dalí non si separarono mai piú. Lei lo aiutava con gli affari, amministrava i suoi beni, era la sua musa, sapeva come investire il denaro e come rafforzare l’immagine di lui. Era una visionaria, la donna che fu in grado di riconoscere il talento che si celava dietro a Dalí e farlo esplodere. Se non ci fosse stata Gala, Dalí non sarebbe mai esistito. Basti pensare che Dalí, prima di conoscere Gala non riusciva nemmeno ad attraversare la strada perché gli venivano gli attacchi di panico.
Amici, per sapere di piú sulla vita e la storia di questa coppia meravigliosa vi consiglio vivamente di visitare la casa in cui vissero insieme a Portlligat, il castello di Púbol – ora mausoleo di Gala – e il museo di Figueras.
E ora un pó di foto con didascalie tanto per rendervi l’idea.
Dove: localitá di Púbol, a un’ora e mezza da Barcellona – piú o meno -.
Per info su: orari, visite guidate etc … dai un’occhiata al Sito Ufficiale
- soffitto dell’entrata. ci sono anche rondini qua e lá perche Dalí chiamava Gala “la mia piccola rondine”.
- sempre all’ingresso si trova questo espositore sul quale troviamo una croce in legno ricoperta da carta stagnola. secondo Dalí, se un’opera riprodotta in serie – era questo il caso della croce – la si ricopre con qualsiasi altro materile come poteva essere la carta stagnola, diventava subito unica perché le pieghe che si creavano modellando la carta all’oggetto in questione sono irripetibili e irriproducibili.
- riproduzione di Gala, sopra ad un cielo di nuvole sulla porta che conduce alla sala del pianoforte.
- il trono di Gala. qui riceveva Dalí e scartava i regali che sempre, lui le portava quando la andava a visitare.
- baule pieno di lettere e oggetti che Dalí le inviava per chiederle se poteva passare a visitarla.
- regali che Dalí le faceva una volta giunto al castello.
- foto di lei nella sala del pianoforte.
- biblioteca e statua di lei con la “corona di latte”, cosí l’aveva chiamata lui. si trattava di una opera di Salvador Dalí.
- abiti di alta costura. Gala amava la moda e il lusso.
- toilette.
- leoni in giro per casa, tipo sopra alla porta che da alla cucina.
- tavolone per i pranzi e le cene. in fondo il caminetto dignato da Dalí.
- cucina.
- una delle camere da letto.
- nel salone principale si trova un tavolo con la parte superiore fatta di vetro e se guardi giú vedi il piano inferiore e un cavallo imbalsamato in tutto il suo splendore. questo é perché quando Dalí compró il castello, proprio in questa sala era presente un buco nel pavimento, invece di tapparlo decise di lasciarlo e di chiuderlo con l’attuale tavolino.
- dettagli.
- in questa camera da letto Dalí passó i suoi ultimi giorni di vita. come ben potete notare a sinistra si trova un campanello. veniva usato da Dalí quando si sentiva male. suonava e subito le domestiche accorrevano per soccorrerlo. ma Dalí era un paranoico, suonava anche quando non ne aveva bisogno, ininterrottamente! tanté che uno dietro l’altro rompeva tutti i campanelli che venivano sostituiti. andavano in corto circuito.
- invece dei soliti lampadari, in tutto il castello si trovavano queste bellissime composizioni floreali. quando si seccavano Dalí li cambiava perché sapeva perfettamente quanto Gala adorasse il loro profumo.
- terrazza con vista ai campi.
- giardino.
- una delle entrate al giardino del castello.
- vista del paesino di Púbol dal castello.
- tomba di Gala. ci sono due tombe, é vero ma una é vuota. ci sarebbe dovuto essere Dalí ma la storia ci racconta questo: “poco prima della sua morte Salvador Dalí si trovata nell’ospedale di Figueras e durante una chiacchierata a due che ebbe con il sindaco della cittá, si narra in giro che Dalí gli chiese di essere sepolto a Figueras, all’interno del museo che lui stesso fece costruire. ma la conversazione fu solo tra lui e il sindaco il quale dopo la morte dell’artista dichiaró quanto detto ed essendo appunto una figura istituzionale, nessuno ebbe il coraggio di ribattere”. la conclusione é che il corpo di Gala giace in pace a Púbol mentre quello di Dalí a Figueras. non sapremo mai la veritá.